sabato 29 agosto 2009

Second Life non è morta né morirà!


In seguito ad un articolo apparso sul corriere della sera online, a firma di Alessandro Sala, di cui vi incollo il link

si è sviluppata su facebook l’ennesima discussione provocata dal rumore sulla presunta centounomilionesima morte di Second Life.

A questa discussione alla quale hanno partecipato gli esponenti più rappresentativi della comunità italiana in SL, il giornalista del corriere ha risposto con un altro articolo che ha avuto molti commenti direttamente sulla pagina del Corriere.


Analizando i 90 commenti e più che la nota di Biancaluce Robbiani ha scatenato, si evince quanto segue:

  1. in Italia, in generale, le istituzioni (Comuni Provincie, Regioni, Ministeri, Università, Accademie) non investono su progetti di valore nati e cresciuti in Second Life, mentre all’estero questa prassi è già ampiamente consolidata;
  2. la comunità italiana appare in stand-by e molto slegata;
  3. SL non è morta, è che si compie l’errore di dimenticare tutto quello che si è stratificato, tutte le attività svolte e i progetti importanti ancora vivi e vegeti. Come dice Gabriele Cazzulini, i cui interventi sono quelli ai quali mi sento più vicina, oltre a quelli di Paolo Valente.

Scrive Cazzulini: Secondo me è una forte svalutazione del potenziale di SL, e dei mondi virtuali per estensione, la tendenza a catalogare e classificare le sue dinamiche come fosse un oggetto unico, un monolite, indifferenziato e con una struttura relativamente semplice. Dall'esterno, per colpa anche di una inadeguata informazione e di una disinformazione troppo facile, SL viene schiacciata in una piccola stanza dei divertimenti. Ma sarebbe come comprimere un'intera biografia su una fase determinata del suo sviluppo. E il resto? Appunto, l'evoluzione. Oltre a questa riduzione semplificatrice, per usare un eufemismo, si tende a considerare SL come un'esperienza contingente, a breve scadenza. Non si pensa ad un orizzonte lontano. L'ottica quotidiana, e qui ritorno sul giornalismo, è predominante. C'è un evento e si parla solo di questo. Non c'è più quell'evento, allora non si parla più. Ergo: tutto è morto. Allora qui, secondo me, sorge una questione di metodo, più che di merito. Il problema è comunicare le eccellenze di SL. Nota: non voglio farne questione di nazionalismi. Basta con i complessi di inferiorità. Il gradiente culturale virtuale è capace di volare al di sopra di questi confini. Chi sventola ancora le bandierine degli stati è meglio che vada allo stadio. Ritorno al discorso: il rischio è ghettizzare le eccellenze in enclavi dorate ma sconosciute ai più. Questo non è soltanto un problema dei mondi virtuali. Già questo è un fortissimo elemento di attualità, che testimonia quanto sia pulsante la vitalità dei mondi virtuali, nonostante saltuari "becchini" giornalistici.

  1. Come a dire: il meglio italiano c'è, esiste, ma voi non lo vedete!
  2. In cauda venenum, l’articolo-post di Paolo Valente che vi invito a leggere qui: "Second Life un patrimonio culturale, anche italiano"

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